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Sandro Pertini, condannato a morte, rifiutò di evadere dal carcere per non lasciare i compagni

Sandro pertini:“Non volevo avere sulla coscienza tutta quella gente che dopo la nostra fuga sarebbe stata fucilata, il rimorso mi avrebbe tormentato a vita”
sandro pertini

Durante il primo conflitto mondiale, Pertini combatté sul fronte dell’Isonzo, per il suo coraggio e la sua tenacia sul campo di battaglia ottenne la medaglia d’argento al valor militare nel 1917.

Nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere, e costretto all’esilio in Francia in quanto fu identificato come un fermo oppositore della dittatura mussoliniana e un noto antifascista.

Rientrò successivamente in Italia sotto falso nome, Sandro Pertini diventò per un periodo di tempo il professor Nicola Durano, un funzionario del ministe­ro della Pubblica Istruzione che era precedentemente fuggito da Roma, e che quindi risultava all’ anagrafe.

sandro pertini nicola durano

Sandro Pertini venne poi scovato e arrestato il 24 gennaio 1944 Pertini e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli di Roma, insieme a Giuseppe Saragat e altri detenuti antifascisti, condannati a morte.

Giuliano Vassalli, un padre del diritto, organizzò una clamorosa evasione, mascherata da scarcerazione attraverso documenti e certificati falsi.
Nel piano di evasione erano compresi Sandro Pertini e Saragat, ma escludeva molti altri detenuti antifascisti i quali, se fossero rimasti lì, sarebbero andati incontro a morte certa.
Pertini disse “io non mi muovo di qui, se insieme a me e Saragat non escono anche gli altri compagni”. E così fu, furono liberati tutti, come proposto da Sandro.
Non volevo avere sulla coscienza tutta quella gente che dopo la nostra fuga sarebbe stata fucilata, il rimorso mi avrebbe tormentato a vita” ha dichiarato anni dopo raccontando di quella fuga alla stampa italiana.

Giuliano Vassalli, colui che progettò, organizzò e realizzo quella clamorosa evasione pagò cara la sua audacia: fu catturato dalle SS, torturato a lungo a Via Tasso e condannato a morte per fucilazione.
Per sua fortuna subito dopo ci fù la liberazione di Roma da parte degli alleati e si salvò da un tragico destino.

Sandro Pertini riprese la lotta in lungo e in largo per l’Italia, come dirigente della Resistenza ma anche come primo combattente.
L’Italia che tanto amò lo volle Presidente della Repubblica nel periodo più oscuro della storia repubblicana, quando Aldo Moro era stato rapito e ucciso, quando l’Italia era dominata da forze oscure che manovravano le cosiddette brigate rosse. La sua presenza sul Colle in quegli anni dette sicurezza a noi italiani smarriti, ci fece pensare che il “Partigiano Presidente” avrebbe vegliato sulla democrazia, avrebbe garantito per tutti noi. E così fu: l’Italia superò il guado.

Sandro Pertini andrebbe ricordato e celebrato ogni anno, come ringraziamento per aver combattuto per noi nei momenti più terribili della nostra storia e di averci dato il coraggio di affrontare quelli più oscuri.

Leggi anche: Un appello ai giovani di ieri,di oggi e del domani di Sandro Pertini

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