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La vita si allunga, ma la salute si accorcia. Ed i malati diventano i bancomat delle case farmaceutiche

la vita si allunga ma la salute si accorcia

la vita si allunga ma la salute si accorcia

Partiamo da un intervento del Prof. Valerio Gennaro al Convegno di Medicina Democratica di alcuni anni fa (2015) con cui il noto epidemiologo scardinava le convinzioni più diffuse sul nostro stato di salute. Viviamo sempre più da malati, ma lo Stato tende a nasconderlo mentre le case farmaceutiche ne approfittano.

La vita si allunga, ma la salute si accorcia.

La vita si allunga, ma la salute si accorcia. Era il titolo dell’intervento del Prof. Valerio Gennaro, al Convegno Nazionale di Medicina Democratica del 2015 a Firenze.

L’epidemiologo dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) e membro di Isde (International society of doctors for the environment, l’associazione di medici per l’ambiente) mise il dito nella piaga mettendo in luce quanto i dati statistici vengano regolarmente misconosciuti o addirittura ribaltati dal Ministero per la Salute.
Il refrain lo abbiamo sentito più volte: i progressi della medicina hanno permesso un aumento dell’aspettativa di vita, soprattutto in Italia dove in media si vive fino a 82 anni.
In realtà però dai dati ufficiali non si evince un miglioramento dagli anni 2000 in poi, a discapito di un peggioramento dello stato di salute.
Ed ad oggi, a qualche anno di distanza la situazione è anche peggiorata.

Malati che sono un bancomat perfetto per le case farmaceutiche, per la più lunga esposizione alle malattie.

Malati che sono un bancomat perfetto per le case farmaceutiche, per la più lunga esposizione alle malattie. Fino a dieci anni fa gli uomini si ammalavano a 69 anni e le donne a 71, mentre dal 2012 l’età è scesa a 62 e 61, numeri al di sotto della media europea, a dimostrazione che non tutti i paesi attraversano lo stesso declino, con una media che al contrario ha guadagnato due anni di salute.

“Fino a 10 anni fa vivevamo sani fino a 70 anni, adesso fino a 61 anni. L’aumento più significativo è dunque dei malati cronici, che non muoiono ma rimangono a lungo bisognosi di cure e diventano così dei bancomat per varie spese sanitarie”.

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Purtroppo nella condizione attuale non tutti i pazienti sono in grado di ricevere l’accesso a cure e ad un’assistenza adeguata. Ma la condizione sociale più umile sembra favorire anche l’insorgenza delle malattie. Secondo il Prof. Valerio Gennaro a Genova si registrano dei dati molto difformi, con quartieri che hanno una mortalità 10-20% in più, a causa di più alti livelli di povertà, di una deprivazione culturale che conduce ad abitudini alimentari scorrette e a comportamenti sbagliati, oltre che alla mancanza di cura.

“L’accorciamento della vita viene oscurato o addirittura omesso dalle istituzioni” sostiene Gennaro. “Si insiste sul fatto che l’aspettativa di vita si allunga. Ma la durata della vita e la durata della vita sana sono due informazioni diverse che dovrebbero essere sempre prese in considerazione insieme. Purtroppo l’epidemiologia non viene utilizzata e valorizzata, non si sa a cosa serve, o si usa solo dal punto di vista statistico, senza considerare il ruolo che può avere nella diagnosi. Quando invece andiamo a misura i livelli di salute della popolazione più esposta a fattori inquinanti, si scoprono gli abissi dei livelli di salute in termini di malattie, ricoveri, aborti e altre complicazioni”.

Forse è davvero venuto il momento di dare maggiore ascolto a chi analizza i dati e ha degli strumenti di analisi più efficienti. Ma sicuramente ci vuole coraggio, un coraggio politico anzitutto, che i cittadini devono esigere anche dalle istituzioni.

Se la nostra qualità della vita sta peggiorando vuol dire che siamo su una strada sbagliata, e che certe rassicurazioni non possono più essere credibili.

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