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Se hai 70 anni vattene dall’Italia: in Portogallo la pensione è esentasse ed è un paradiso

pensionati in Portogallo

pensionati in Portogallo

Di Giorgio Scura per fanpage.it

Un bilocale fronte mare a 300 euro al mese, pesce al ristorante con 10 euro. E tutta l’Irpef che rimane in tasca. Ecco perché sempre più “over” decidono di far le valigie per andare in Portogallo.

Che l’Italia non fosse un Paese per giovani, già lo sapevamo, ma ora rischia di non esserlo neanche per vecchi. E sapete qual è l’ultimo paradiso dei pensionati? Il Portogallo. Secondo gli accordi bilaterali tra Roma e Lisbona, infatti, basterà vivere 6 mesi all’anno in Portogallo per vedersi accreditare dall’Inps la pensione lorda (con il netto in tasca che può crescere del 15-20% mediamente) e senza che l’erario locale effettui alcun prelievo (qui la tassazione italiana).Un piano che fa felice tutti e che ha già portato nel paese del fado almeno 50mila nuovi arrivi (soprattutto inglesi e francesi) che portano a un aumento di Pil sostanzioso (circa 2 miliardi all’anno).

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Secondo la Camera di Commercio Italia-Portogallo, le richieste dei nostri connazionali sono una 30ina al mese. Il problema, oltre ai nipotini distanti s’intende, è la lingua, ma già per quanto riguarda la cucina, con tantissimi ristoranti italiani e i tanti piatti simili, l’adattamento non è poi così traumatico. Gli affitti poi sono notevolmente più bassi, circa un 30%, così non stupisce come tanti italiani stiano per fare le valigie, visto anche che tutte le pratiche per l’espatrio costano 400 euro tutto incluso.

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Non c’è solo il Portogallo, molti dei 5345 “over” che nel 2014 hanno fatto le valigie, hanno scelto la Tunisia, la Romania o la Bulgaria, dove anche 1000 euro al mese sono una fortuna. Ma il Portogallo è il “paradiso fiscale” più gettonato, anche se non l’unico visto che gli stessi vantaggi si possono godere anche a Tenerife e alle Isole Canarie. Un bilocale fronte mare non costa più di 3/400 euro al mese, con 10/12 euro al ristorante si mangia dell’ottimo pesce, il caffè 60 cent, e in più tutta l’Irpef che rimane in tasca. A perderci sono solo le casse del fisco italiano, ammesso che importi a qualcuno.

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