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L’Olanda, il paradiso fiscale degli evasori che ci ha negato i coronabond

Mark Rutte Olanda

Mark Rutte Olanda

Ad escludere la possibilita dell’emissione dei coronabond per far fronte all’ emergenza economica causata dal coronavirus, voluti fortemente dal premier Giuseppe Conte, tra i vari paesi dell’unione è stata l’Olanda. Proprio la quinta economia UE, il paradiso fiscale delle multinazionali e degli evasori fiscali, uno dei paesi responsabili della grande elusione fiscale internazionale.

Secondo un recente rapporto intitolato “Tax Battles: the dangerous global race to the bottom on corporate tax”, pubblicato da Oxfam International, cinque paesi europei rientrano nella lista dei quindici paradisi fiscali più importanti del mondo. Questi paesi europei sono i Paesi Bassi (terza posizione), la Svizzera (quinta posizione), l’Irlanda (sesta posizione), il Lussemburgo (settima posizione) e Cipro (decima posizione). Secondo Oxfam, i paradisi fiscali più importanti del mondo rimangono le Bermuda e le Isole Cayman.

L’Olanda quindi è uno degli anelli della grande elusione fiscale internazionale. Ogni anno il paese dei tulipani sottrae circa 90 miliardi di Euro di profitti aziendali all’imposizione dei paesi Europei dove le imprese producono e fanno gli utili. Per l’Italia stiamo parlando di un danno di 4 miliardi di Euro all’anno.
La specialità del menù fiscale olandese è quella di permettere di spostare i guadagni fatti in Europa da parte di un’ azienda con sede fiscale in loco, prima in Olanda, poi in Irlanda e infine verso paradisi fiscali dove le tasse sono sostanzialmente nulle.

Attraverso Amsterdam Google ha spostato 20 miliardi di Euro alle isole Bermuda, Ikea ha eluso circa un miliardo di Euro in sei anni. La giurisdizione olandese è sfruttata anche da molte aziende italiane. Da FCA che qui ha addirittura la sua sede legale a Enel, Eni, Ferrero, Luxottica e tante altre. Per non parlare di marchi famosi internazionali come The Rolling Stones, U2, Boeing, US Steel, Walt Disney e Johnny Walker, abbiano una presenza imponibile nei Paesi Bassi. Sulla base di speciali accordi con il governo olandese, Fiat e Starbucks sono riuscite ad ottenere vantaggi fiscali per 20-30 milioni di euro ciascuno.

Tuttavia, gli accordi fiscali con le due società sono stati annunciati dalla Commissione Europea come aiuti di Stato illegali.
Ogni tanto arriva qualche sanzione da Bruxelles, una condanna dall’ OCSE, ma questo gioco sporco vale “mille candele”. Miliardi che di questi tempi avrebbero fatto davvero comodo.

Ma qual’è il trucco olandese? Semplice: abbassare il più possibile le tasse alle aziende straniere che hanno la sede fiscale in Olanda, in qualche caso azzerarle, come avviene per le royalties sui brevetti concessi in uso.
L’Olanda è il paradiso fiscale delle multinazionali perchè il governo fa accordi speciali con ognuna di esse.

L’aliquota dell’imposta olandese sulle società (cioè il 20% per i redditi inferiori o uguali a 200.000 euro e il 25% per i redditi superiori a 200.000 euro) è piuttosto normale in Europa. Tuttavia, le grandi multinazionali residenti nel paese hanno la possibilità di negoziare accordi speciali con le autorità fiscali olandesi. Tali accordi consentono alle multinazionali di definire quale parte dei loro profitti sarà soggetta all’imposta sulle società. La base imponibile fissata artificialmente può differire in modo significativo dagli utili effettivi della società.

Insomma la tassazione non è uguale per tutti (se sei un colosso puoi negoziare), la legge non è uguale per tutti, e ciliegina sulla torta, gli introiti derivanti dagli altri pesi dell’unione si possono anche spostare in paradisi fiscali (non quelli percepiti in Olanda però).

L’italia può mai farsi fare la morale da un paese come questo?
Di seguito un estratto di un servizio della trasmissione “Sono le venti” su Nove.

 

Riferimenti:
nomoretax.eu
ilfattoquotidiano.it

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