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Controlli fiscali a tappeto dal 1° giugno 2020 alle Partite IVA. Dopo il danno la beffa!

partite iva controlli fiscali agenzia delle entrate

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Dopo il danno la beffa! Le Partite Iva, specie i lavoratori autonomi, hanno subito un drastico calo degli introiti a causa della pandemia di coronavirus. Alcuni sono stati costretti addirittura a chiudere la propria attività, altri stanno resistendo nonostante debbano comunque far fronte alle spese (bollette, affitti, mutui ecc), e in molti casi le 600 euro del decreto Cura Italia non sono bastate nemmeno per questo.

Nonostante tutto ciò gli imprenditori italiani non appena finito il lockdown verranno subito messi sotto la lente di ingrantimento dalla Agenzia delle Entrate.
Dal 1° giugno riprenderanno i controlli dell’Agenzia delle Entrate per quanto riguarda la partita IVA. Lo ha annunciato il direttore dell’amministrazione finanziaria Ernesto Maria Ruffini che è intervenuto in videoconferenza nel corso dell’audizione in Commissione Finanze e attività produttive della Camera svoltasi il 22 aprile 2020.

Dopo aver riassunto le misure fiscali adottate dai decreti Cura Italia e Liquidità, il direttore ha lanciato la stoccata che ha lasciato tutti di stucco: i controlli dell’Agenzia delle Entrate, così come quelli della Riscossione, riprenderanno dal 1° giugno. Circa 8,5 milioni di atti pronti a essere notificati, dall’Agenzia delle entrate, dalla conclusione della sospensione fino a dicembre 2020.

L’Agenzia procederà a notificare 8,5 milioni di atti entro fine anno“, e questi sono solo gli accertamenti relativi all’Agenzia delle Entrate, quelli della Riscossione, a quanto pare, sono molti di più (4,4 mln divisi tra 1,6 mln di intimazioni, 875 mila atti e 2 mln in arrivo dagli enti locali), ha specificato Ruffini.

Come mai ripartono i controlli fiscali in tempi così brevi, soprattutto vista la grave situazione economica del Paese? La risposta sta nella cancellazione – da parte del maxi-emendamento approvato in Senato nel corso della conversione in legge – della proroga di due anni per i termini di accertamento concessa dal decreto Cura Italia.

In pratica gli atti notificati prima del lockdown, blocco delle attività, non sono coperti da alcun tipo di sospensione, non esiste una normativa che permetta di non pagarli, e devono dunque essere pagati nei termini di legge. Ruffini ha precisato che dovrebbe essere una norma a sistemare la situazione estendendo la pausa anche agli atti notificati prima dello stop della sospensione: «Per quanto concerne le comunicazioni inviate ai contribuenti prima dell`inizio della fase emergenziale, non vi è alcuna disposizione che sospenda il pagamento delle somme dovute in acquiescenza, salvo per i contribuenti della cosiddetta zona rossa».

Il governo dovrebbe varare urgentemente questa norma altrimenti saranno tante le aziende e lavoratori autonomi a cadere!
Di seguito l’estratto più significativo che Ernesto Maria Ruffini ha letto durante l’Audizione in Commissione Finanze e attività produttive della Camera svoltasi il 22 aprile :

Ad inizio giugno, anche l’Agenzia delle Entrate-Riscossione dovrà riprendere le attività. Si renderà innanzitutto necessario […] produrre e avviare al processo di notifica le cartelle di pagamento relative ai ruoli consegnati dagli enti creditori nei mesi di febbraio e marzo 2020 (circa 3 milioni). Analogamente andrà ripreso l’invio, attualmente sospeso fino al 31 maggio 2020, degli altri atti di riscossione, ovvero quelli necessari all’interruzione dei termini di prescrizione (circa 1,6 milioni di avvisi di intimazione) e quelli propriamente riferiti alle azioni di recupero, esecutive o cautelari (circa 875 mila atti). […] A questi volumi si aggiungeranno le cartelle di pagamento relative ai ruoli che gli Enti impositori consegneranno nel corso dei mesi di aprile e maggio (circa 2 milioni), nonché quelle dei mesi successivi.”

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