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Tutti (ma proprio tutti) a logorare Gratteri

tutti contro Gratteri

tutti contro Gratteri

C’è stato di tutto dopo l’ultima operazione coordinata da Gratteri contro la ‘ndrangheta: giornali “distratti”, accuse di protagonismo verso il magistrato, accuse dalla moglie parlamentare di uno degli indagati, accuse dai colleghi e per finire una bordata del Procuratore Generale Otello Lupacchini direttamente dalle reti Mediaset. Tutto normale?

Di Giulio Cavalli per fanpage.it

Raccontiamola dall’inizio questa storia perché i fatti messi in fila a volte raccontano molto di più delle opinioni. Giovedì scorso l’indagine Rinascita Scott coordinata dal procuratore Nicola Gratteri porta all’arresto di 334 persone disarticolando le cosche di ‘ndrangheta nel vibonese e coinvolgendo politici importanti della zona come l’avvocato massone Giancarlo Pittelli (ex senatore di Forza Italia poi passato in Fratelli d’Italia) e un noto dirigente del Partito Democratico come Nicola Adamo. Nell’indagine sono coinvolti anche un ufficiale dei carabinieri e gli esponenti della cosca Mancuso.

Che l’indagine di Gratteri sconquassi l’equilibrio di alcuni potentati locali è evidente così come è chiaro che gli arresti provochino molto fermento negli ambienti criminali, sia quelli bassi della manovalanza mafiosa sia in quelli più alti dei colletti bianchi che si sentivano intoccabili da anni (del resto quando indagò su alcuni di loro Luigi de Magistris fu lui a perdere il posto, mica loro).

I quotidiani si scordano di riportare la notizia degli arresti sulle loro prime pagine spiegandoci che si tratta solo di una fase preliminare e che le accuse dovranno poi essere dimostrate in tribunale: tutto bene se non fosse che sono gli stessi quotidiani che campano sulla necrofilia sentimentale ogni volta che accade un fatto di cronaca. Ma vabbè, andiamo avanti. Il Riformista, diretto da Sansonetti, titola “Gratteri arresta metà Calabria. Giustizia? No, è solo show”: qui siamo oltre al garantismo, siamo all’innocentismo senza nemmeno bisogno di processo e sotto accusa finisce ovviamente Gratteri.

Poi c’è l’attacco della deputata del PD Enza Bruno Bossio che accusa Gratteri di volere usare l’inchiesta come “un palcoscenico”. Non solo: la deputata si lancia addirittura nel dire che la candidatura di Pippo Callipo come presidente della Calabria per il centrosinistra nelle prossime elezioni regionali sia addirittura una decisione di Gratteri. Sì, avete capito bene: dice che Zingaretti avrebbe preso ordini da Gratteri per tagliare fuori Mario Oliverio. Ah, un piccolo particolare: Enza Bruno Bossio è la compagna del Nicola Adamo indagato proprio da Gratteri. Ottimo così.

Finita qui? No, no. Ieri in televisione il procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini ha accusato Gratteri con parole chiare: “Noi possiamo rispondere dell’evanescenza come ombra lunatica di molte inchieste della Procura distrettuale di Catanzaro”, ha detto Lupacchini, lamentando anche di avere saputo dell’operazione solo dai giornali. Da dove partono le accuse di Lupacchini verso Gratteri? Dagli schermi delle reti Mediaset. Sempre a proposito della sovraesposizione. Lupacchini e Gratteri si erano già scontrati mesi fa finendo di fronte al CSM: il primo lamentava di non esser stato informato di alcuni atti d’indagine in cui compariva anche il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla (che è rinviato a giudizio dalla Procura di Salerno per corruzione) mentre il secondo fece notare che proprio Lupacchini partecipò a una conferenza stampa di Facciolla, fatto inusuale per un pg.

In terra (e in tempi) di mafia le parole sono pietre e anche i più piccoli comportamenti rischiano di essere enormi messaggi. Si può essere in disaccordo con Gratteri? Certo, ci mancherebbe. Ma a voi, davvero, sembra tutto normale?

Ah, a proposito: gli arresti vengono convalidati da un giudice terzo, mica Gratteri.

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