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Fuga dalle città: la felicità è una casa nel bosco

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Chi vive vicino agli alberi ha un cervello meno stressato.
Le persone che vivono in città mostrano un’amigdala più attiva di quelle che vivono nella natura. Il che significa che depressione, ansia e tensione vanno a braccetto con smog, traffico, rumore e affollamento urbano. Fuori dalle città, invece, si vive meglio e la prova si trova proprio nell’amigdala. Chi vive circondato da alberi, prati e fiori, lontano dall’inquinamento dell’aria e dai rumori del traffico, infatti, possiede un’amigdala meno attiva rispetto a chi convive con smog, frastuono, ecc.

Il dato è indicativo, perché l’amigdala è la parte del cervello coinvolta nello stress e in una serie di emozioni, prima tra tutte la paura. Un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute for Human Development, ha infatti trovato un’associazione tra il luogo di residenza e la salute mentale della popolazione.

“Gli studi sulla plasticità del cervello – scrivono i ricercatori – sostengono la teoria che l’ambiente sia in grado di modellare la struttura e la funzione del cervello. Ci siamo interessati alle condizioni ambientali, perché queste possono avere un effetto positivo sullo sviluppo cerebrale. Gli studi sulle persone che vivono in campagna hanno già dimostrato che stare a contatto con la natura è positivo per la salute mentale e il benessere. Abbiamo quindi deciso di analizzare ora i cittadini”.

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I ricercatori hanno raccolto i dati dal “Berlin Aging Study II (BASE-II)”, un ampio studio longitudinale sulla salute fisica e mentale della popolazione anziana della capitale tedesca. Gli scienziati, interessati a rintracciare segni dell’influenza dell’ambiente circostante su quella regione cerebrale, avevano così a disposizione informazioni su 341 adulti, tra i 61 e gli 82 anni, che avevano preso parte allo studio.

Le condizioni di stress dell’amigdala erano state valutate ricorrendo alla risonanza magnetica funzionale. Dalla combinazione dei risultati della risonanza magnetica con gli indirizzi di residenza del campione, i ricercatori hanno ricavato per la prima volta una mappa dei luoghi più salutari per la mente. Trovando che chi vive ai margini di una foresta o di un bosco, mostra un’amigdala in salute, indice con molta probabilità di una condizione psicologica serena e di una maggiore capacità di gestire lo stress. “Possiamo concludere – affermano i ricercatori – che le foreste hanno un effetto salutare sull’integrità dell’amigdala”.

L’associazione non risulta condizionata da altri fattori come il reddito o il titolo di studio. Non è stato possibile, inoltre, dimostrare equivalenti effetti benefici dei giardini urbani, dei deserti o delle fonti d’acqua, laghi, fiumi o mare.

“Non possiamo dire con certezza – ammettono i ricercatori – se realmente vivere accanto a una foresta abbia effetti positivi sull’amigdala o se, al contrario, le persone con un’amigdala in salute siano più attratte da una vita nella natura. Ma, visti i dati a nostra disposizione, siamo più propensi a sostenere la prima ipotesi”.

Dallo studio pubblicato su Scientific Reports, è quindi emerso che le persone che vivono in città, tra luci, rumori, affollamento, traffico, inquinamento, presentano un’amigdala più attiva, fattore che le espone ad un maggior rischio di soffrire di depressione, ansia, shizofrenia.

È un risultato che non può essere ignorato, visto che entro il 2050 il 70 per cento della popolazione mondiale vivrà in zone urbane.

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