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L’INPS non vi riconosce l’indennità di accompagnamento? Niente paura, ecco cosa fare

Capita, a volte, che la Commissione medica INPS riconosce solamente l’invalidità civile totale al 100% e non l’accompagnamento. Ecco cosa fare e come comportarsi in questi casi.

Donna che accompagna invalido su sedia a rotelle
Donna che accompagna invalido su sedia a rotelle

COS’E’ L’ INDENNITA’ DI ACCOMPAGNAMENTO.

L’indennità di accompagnamento è una prestazione economica riconosciuta agli invalidi civili totali 100% impossibilitati a compiere gli atti quotidiani della vita o a deambulare in autonomia.
Tale prestazione spetta, quindi, a tutte quelle persone che hanno un’invalidità civile totale 100%, che necessitano di assistenza o che sono sottoposte a cure come la chemioterapia o la radioterapia, e può essere riconosciuta sia per un periodo limitato che per un periodo illimitato.

Inoltre, l’indennità di accompagnamento può essere riconosciuta indipendentemente dell’età e non fa reddito in nessun caso ( non può infatti essere pignorata ).Voglio però ricordarti che un invalido civile totale al 100% ultrasessantenne potrebbe avere diritto ad ottenere i ratei arretrati della pensione di invalidità.

 

L’indennità di accompagnamento viene riconosciuta dalla Commissione Medica, durante la visita, a seguito di una domanda d’invalidità o aggravamento, oppure a seguito di visita di revisione ( che ricordiamo viene fissata sempre dalla Commissione e scritta nel verbale, oppure tramite “chiamata a campione “ durante eventuali controlli ).

 

A CHI SPETTA L’INDENNITA’ DI ACCOMAPGNAMENTO

Abbiamo detto quindi che l’accompagnamento spetta ai soggetti invalidi civili totali 100% impossibilitati a compiere gli atti quotidiani della vita ( come vestirsi, lavarsi ecc. ) a deambulare in da soli oppure in cura con chemioterapia o radioterapia.

Esistono alcune malattie con cui si ottiene più frequentemente questa prestazione, ad esempio chi soffre di Alzheimer, avendo sintomi tali da compromettere notevolmente la vita quotidiana di chi ne è affetto, come perdita della memoria, difficoltà a gestire gli impegni e portarli a termine, problemi nel parlare e nello scrivere eccetera, potrebbe senz’altro averne diritto.

Un’altra malattia altrettanto invalidante potrebbe essere, ad esempio, il morbo di Parkinson, avendo come sintomi la difficoltà nel pronunciare le parole, difficoltà nel compiere movimenti delle braccia e molto altro. Anche malattie che si presentano in forma grave, necessitano di assistenza, ad esempio schizofrenia, artrite, artrosi, sindrome di Down, bipolarità, Sclerosi multipla etc.

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COSA FARE NEL CASO IN CUI NON VIENE RICONOSCIUTA

Capita, a volte, che la Commissione riconosce solamente l’invalidità civile totale al 100% e non l’accompagnamento. In questo caso, è necessario presentare ricorso entro e non oltre 6 mesi dalla data di ricezione del verbale, avendo della documentazione medica in cui si attestano le patologie invalidanti e soprattutto la necessità di assistenza continua.

Per presentare ricorso l’iter da seguire è molto semplice. Innanzitutto bisogna contattare un esperto in materia previdenziale, che valuterà, in base alla documentazione medica in possesso, se è necessario sottoporsi ad ulteriori visite mediche. Una volta riconosciuta la legittimità di ottenere tale prestazione, si procede con la presentazione del ricorso, dopodiché verrà fissata una visita con un CTU ( consulente tecnico d’ufficio ) che farà la valutazione medica ritenendo se sussistono o meno i presupposti per ottenere l’indennità di accompagnamento.

Infine, non dimentichiamo, che qualora il ricorso porterebbe ad un risultato positivo, si otterranno anche gli arretrati dal mese successivo dalla presentazione della domanda d’invalidità.

 

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