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Canone Rai 2025: il ritorno a 90 euro e cosa cambia davvero per le famiglie

Banconote in euro in primo piano con la scritta 90 euro a simboleggiare il costo del canone Rai 2025

Il canone Rai torna a far discutere: nel 2025 l’importo ufficiale è fissato a 90 euro all’anno, dopo la riduzione temporanea a 70 euro. Nessuna rivoluzione, ma un ritorno al passato che pesa comunque sulle famiglie già colpite dal caro vita.

Il canone Rai 2025 è tornato a quota 90 euro annui, divisi in 10 rate da 9 euro addebitate direttamente nella bolletta della luce. Non si tratta di un aumento clamoroso, ma semplicemente di un ritorno all’importo standard che era in vigore fino al 2023. Nel 2024, infatti, la cifra era stata ridotta eccezionalmente a 70 euro. Questa tassa rimane quindi una spesa obbligatoria per chiunque possieda un televisore in casa, anche se non guarda i canali Rai. Sono previste esenzioni per chi non detiene un apparecchio, per chi ha più di 75 anni con redditi bassi o per determinate categorie particolari.

Come funziona il pagamento del canone nel 2025

Il pagamento del canone Rai continua ad avvenire in modo automatico, tramite addebito nella bolletta elettrica. Questa formula, introdotta per contrastare l’evasione, semplifica la riscossione ma non piace a tutti. Molti infatti si lamentano di doverlo pagare anche se non guardano i programmi Rai o se preferiscono le piattaforme di streaming.

Il sistema prevede che l’importo sia suddiviso in dieci rate, da gennaio a ottobre. Esistono però modalità alternative: chi ha diritto all’esenzione può compilare l’apposito modulo e pagare tramite F24 entro determinate scadenze. In più, chi riceve la pensione e ha un reddito basso può chiedere l’addebito diretto, in modo da non trovarsi spese aggiuntive nelle bollette. Si tratta quindi di un meccanismo pensato per coprire tutti i casi, ma che genera ancora molte polemiche.

L’impatto economico sulle famiglie

In un momento in cui le famiglie devono già affrontare bollette alte, aumento dei prezzi alimentari e spese quotidiane sempre più pesanti, anche un ritorno da 70 a 90 euro può sembrare gravoso. Non è una cifra enorme, ma per molte persone rappresenta un’altra tassa che si aggiunge a una lista già lunga.

Il dibattito non riguarda solo i soldi, ma anche il valore del servizio. In tanti si chiedono se i contenuti proposti dalla Rai giustifichino davvero questa spesa. Oggi esistono molte alternative: piattaforme come Netflix, Prime Video, Disney+ e altri servizi digitali offrono programmi a prezzi simili o più bassi. Questo confronto spinge molti a considerare il canone come un’imposizione più che come un investimento. Non sorprende quindi che le associazioni dei consumatori chiedano maggiore trasparenza sull’uso dei fondi.

Le reazioni e il futuro del servizio pubblico

Le reazioni al ritorno del canone a 90 euro sono state immediate. Sui social, tanti italiani hanno espresso scontento, parlando di tassa ingiusta. Allo stesso tempo, non mancano coloro che difendono l’importanza di un servizio pubblico televisivo indipendente, capace di garantire informazione, cultura e pluralismo.

La vera sfida per la Rai sarà dimostrare di meritare questi soldi. In un’epoca in cui il pubblico è libero di scegliere tra centinaia di canali e piattaforme, il servizio pubblico deve offrire contenuti di qualità, accessibili e utili a tutti. Solo così potrà convincere i cittadini che il canone non è soltanto un’imposizione, ma un investimento nel bene comune. Il futuro del canone Rai dipenderà quindi dalla capacità dell’azienda di adattarsi e di rispondere alle nuove esigenze dei telespettatori.

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