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Non va in pensione di vecchiaia chi non supera questo importo nell’assegno mensile

INPS insegna su palo

Quasi tutti sanno che per andare in pensione di vecchiaia INPS, con la legge Fornero occorrono almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi. Ma oltre a questi, c’è un terzo importante requisito che bisogna maturare per sbloccare il diritto alla pensione.

INPS insegna su palo
INPS insegna su palo

La pensione di vecchiaia appare un lontano miraggio per molti, infatti per maturare il diritto bisogna aver compiuto ben 67 anni di età e possedere almeno 20 anni di contributi. Se dovesse venir meno il requisito contributivo minimo, questi diventeranno contributi silenti, e andranno persi.
Per chi invece volesse andare in pensione anticipata, e quindi maturare il diritto all’assegno pensionistico prima dei 67 anni di età, ci sono varie opzioni rivolte ad alcune categorie di lavoratori.

Potrebbero ad esempio andare in pensione anticipata coloro che svolgono lavori usuranti, i lavoratori notturni, i lavoratori precoci oppure le donne tramite la novità appena introdotta “Opzione donna“. Anche in questi casi è richiesto un minimo requisito contributivo. Per chi non appartiene a nessuna di queste categorie di lavoratori, e non è in possesso dei requisiti necessari, l’unica opzione possibile è quella di attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni.

Come già anticipato, per accedere alla pensione di vecchiaia servono almeno 20 anni di contributi e 67 anni di età. Per coloro che hanno una storia contributiva successiva al 31 dicembre 1995, questa viene calcolata con il sistema di calcolo contributivo, e non con quello retributivo o misto. Per questo più anni di contributi si possiedono più si percepisce di pensione. Ovviamente è di fondamentale importanza anche l’ammontare dei contributi versati.

Il terzo requisito per la pensione di vecchiaia

Molti credono che il requisito anagrafico (67 anni) e quello contributivo (20 anni) siano gli unici due traguardi da raggiungere per maturare il diritto alla pensione di vecchiaia, ma non è affatto così. C’è un altro aspetto molto importante da considerare per non vedersi slittare l’accesso alla pensione dai 67 anni ai 71 anni di età.

L’importo dell’assegno pensionistico mensile, derivato dal calcolo contributivo, deve essere pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale. Questo “paletto” in più è stato decretato dal decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 5 novembre 2019. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.

L’assegno sociale o pensione sociale è un aiuto di Stato, un assegno mensile che l’INPS eroga a coloro che non possiedono i requisiti per andare in pensione e che versano in una evidente situazione di difficoltà economica. Per il 2022 tale assegno ammonta a 468,28 euro mensili.
Quindi per andare in pensione di vecchiaia a 67 anni, con almeno 20 anni di contributi, l’assegno calcolato dall’INPS dovrà essere almeno di 702,42 euro, ossia 1,5 volte l’assegno sociale.

Questo significa che, se siete in possesso dei requisiti anagrafico e contributivo, ma l’assegno pensionistico mensile calcolato è inferiore a 690,42 euro, l’INPS non vi manda in pensione a 67 ma a 71 anni di età.

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